21 Febbraio 2009
L' Assemblea nazionale di sabato 21 febbraio a Roma è carica di angoscia e di preoccupazione, la delusione e la confusione si uniscono pericolosamente in tanti militanti.
Le dimissioni di Walter Veltroni spingono tanti a chiedersi se il Partito Democratico abbia ancora un futuro nel Paese.
Io voglio credere di si, anche se le dimissioni non facilitano il percorso di rafforzamento che il PD poteva avere alle elezioni europee, in questi mesi è mancata la Politica, la capacità di scegliere e di dare una chiara identità e collocazione al Partito, è mancata anche la capacità di offrire alla partecipazione democratica un nuovo modello di partito inclusivo, presente nel territorio e realmente attivo.
E' anche vero che la ragioni che hanno determinato i Democratici di Sinistra e la Margherita a sciogliersi per fondare il PD sono tutte ancora assolutamente valide e attuali, anche se in molti incomincia a serpeggiare il dubbio che il PD senza la forte e chiara presenza della Sinistra democratica è cosa diversa dal nuovo partito che tutti avevamo in mente.Da più parti si paventava il rischio di una probabile egemonia degli ex DS, non vorrei che si realizzasse una preoccupante marginalizzazione di quella storia, di quella tradizione e di quelle donne e uomini che generosamente hanno animato la Sinistra democratica e riformista in questi anni e senza i quelli non si sarebbe potuto fondare questo partito.
Il PD è stato fondato perché la società italiana chiedeva e chiede un pensiero riformista nuovo, capace di guardare al futuro costruendo un presente sicuro, avendo anche il compito di riformare e semplificare un sistema politico e istituzionale lontano dai cittadini e per restituire così alla Politica dignità e credibilità. Per fare tutte queste cose era necessario offrire all’Italia una grande forza progressista capace di unire le storie e le culture a lungo divise, del socialismo democratico, del popolarismo cristiano e sociale e del pensiero liberale-progressista e ambientalista e dare così una nuova forza ai valori di libertà, di eguaglianza, di giustizia, di laicità, di merito. Il PD è nato in una forma nuova e difficile, chiamando gli italiani a scegliere i propri dirigenti e il proprio segretario nazionale, circa tre milioni e mezzo di cittadini hanno condiviso quel percorso. Un grande entusiasmo verso il PD è stato poi velocemente consumato con la caduta del governo Prodi, la vittoria di Silvio Berlusconi, poi si aggiunta l'incapacità di coniugare a sintesi le diverse culture del PD, l'assenza di un modello organizzativo effettivamente democratico, tutto ciò ha portato il PD a questa grave situazione che rischia di far morire un progetto non ancora realizzato. Le sconfitte elettorali non devono fiaccare l'ambizione di unire tutti i riformisti italiani e di dare un modello di politica alternativo al populismo berlusconiano. La situazione è complicata e densa di rischi, ma credo che ci siano la passione, le energie e le intelligenze per invertire la rotta e riprendere con più coraggio e più forza il progetto del Partito Democratico in Italia ed in Sardegna.
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