Aprile 2008
Il risultato elettorale ci consegna in maniera inequivocabile il successo di Silvio Berlusconi e del Popolo della Libertà, ma come non negare che è stato raggiunto uno degli obiettivi del PD: semplificare la politica italiana? Non più 49 partiti, ma cinque gruppi parlamentari.
Veltroni in pochi mesi è riuscito a convincere il 33% degli italiani, con un partito nuovo che non si è ancora insediato nella società italiana, scegliendo la via coraggiosa della coerenza e non della coalizione dei diversi uniti esclusivamente dall'antiberlusconismo, ma tutto ciò non è bastato a spostare la parte più moderata del paese e ne a convincere tanti elettori della vecchia coalizione del centrosinistra a scegliere il PD, le ragioni della sconfitta sono varie, ma certo ha pesato il giudizio negativo sulla esperienza del governo Prodi.
Ore senza flaggellarsi bisogna partire dalle radici di questa sconfitta, senza la tentazione di riproporre i soliti vecchi schemi della politica.
La gente non ha più fiducia nella cattiva politica ma è pronta a metterci la propria faccia se vede e sente il respiro di un progetto serio, credibile, nell'interesse dell'Italia, abbiamo alzato il tiro, ora non dobbiamo deludere le ansie le energie le aspettative di chi ha creduto al Partito Democratico.
Anche a noi spetta il compito di costruire, tutti assieme, un Partito aperto, che sia capace di coinvolgere ed includere tutti coloro che hanno voglia di partecipare a questo nuovo percorso.
Il voto è stato comunque un voto per il cambiamento, e non per la continuità. Milioni di italiani hanno votato in nome di una politica nuova, più sobria nell'uso delle risorse pubbliche e più efficiente nell'amministrarle, più umile e più competente. Il voto è stato esso stesso un atto di discontinuità, che ha fatto invecchiare di colpo molte delle consuetudini della politica italiana, rivelatesi quasi all'improvviso per quel che sono: inservibili come ferri arrugginiti. E' stato una precisa richiesta di partecipazione, inclusione, ascolto.Il nostro vero problema, adesso, è come evitare di mettere il vino nuovo in otri vecchi. E' combattere la tentazione di inquadrare questa enorme novità dentro schemi tradizionali. Un partito nuovo, ci hanno detto i nostri elettori, non nasce per se stesso, ma per l'Italia. Il Partito democratico nasce con una missione precisa: rendere possibile l'innovazione che è necessaria al Paese. Innovazione programmatica, innovazione istituzionale, innovazione politica. Il nostro tema oggi è fare un Partito democratico sempre più nuovo nel modo di affrontare i problemi, nuovo nelle risposte che intende dare alle grandi tematiche del nostro tempo e del nostro territorio.
Dobbiamo aprire i circoli, per creare luoghi di ascolto, discussione e di elaborazione politica, aperti ai cittadini e non pensare mai di costituire piccoli feudi per garantire le posizioni di potere nel governo locale o nel nuovo partito.
Inclusione, partecipazione, rinnovamento, trasparenza sono le coordinate della nuova rotta con cui il PD affronterà il cammino per radicarsi nella società.
Dalla pratica del confronto aperto matureranno proposte programmi e idee per un territorio come il nostro che ha davanti sfide importanti, veloci, inedite.
Bisogna avere il coraggio di mettere in discussione qualche certezza acquisita o rinunciare a qualcosa, se questo vuol dire creare un'opportunità per il futuro.
Non c'è solo l'immediato. C'è il valore delle scelte che si fanno oggi per avere benefici domani.
L'aggiornamento continuo dei temi programmatici è la sfida su cui misurare autorevolezza e consenso della nuova classe dirigente. Se sapremo fare questo aggiornamento con forme nuove di partecipazione.E' bene anche dire con che segno il PD vuole fare questo cammino moderno. Lo vuole fare accanto ai protagonisti della nostra economia e del nostro sviluppo diffuso. Saremo al fianco delle imprese che credono in questo territorio e che si propongono di essere tra i motori del suo sviluppo. Ma lo sviluppo di un territorio non è solo legato a fattori economici. Il PD deve esseere e soprattutto un partito redicato che mette al centro l'uomo, i valori sociali della solidarietà e del merito.
Lavoreremo assieme a chi tende la mano a chi ha meno. Lavoreremo per dare le stesse opportunità di partenza a chi nella corsa di una vita sempre più difficile ne ha avute meno o per qualche motivo è rimasto indietro.
Sappiamo di dover ragionare in maniera nuova su risorse come l'acqua e l'energia , di dover affrontare il problema della viabilità, di valorizzare economicamete il nostro ambiente, di come il nostro territorio possa uscire da una situazione di crisi con il supporto delle due principali vocazioni economiche della nostra area, l'industria ed il turismo o su temi come sicurezza e nuove solitudini. Ci è chiaro che non possiamo fuggire il grande tema della qualità dell' occupazione. Così come è troppo vasta l'area del precariato delle nuove povertà. O di come sui servizi del sistema sanitario o sulla formazione e i saperi dovremo essere capaci di elaborare proposte per necessità e bisogni sempre più specifici. Ho citatoalcuni temi. Tutti temi sui quali siamo presenti e sui quali non mancano punti di riferimento e progetti concreti. Quello che talora ha difettato è, forse, il coraggio di scegliere le soluzioni più giuste, anche se più difficili e coraggiose. Abbiamo unagrande ricchezza, che è l'esperienza quotidiana di tanti nostri amministratori locali, questa ricchezza diventerà più forte se sapremo declinarla in un sistema di relazioni positive per il nostro territorio.
E, forse, quel pizzico di coraggio che ci è venuto meno trova origine proprio dall'allentamento dei legami sociali della politica. Ed è anche per questo che, con il Partito Democratico, dobbiamo impegnarci in uno sforzo straordinario di apertura e di dialogo con la società locale. Dobbiamo riprendere, in forme nuove, il ruolo che è stato dei partiti politici, quello di essere punto di riferimento e di soluzione dei problemi reali delle persone e delle comunità.
Perché più ci chiudiamo tra le nostre mura e più è facile che ci venga quello che nello sport viene chiamato "braccino corto": la paura di sbagliare, di perdere consenso, la scelta delle soluzioni più semplici e più comode che, non sempre, sono quelle più giuste e più lungimiranti.
Serve un partito vero radicato nel territorio aperto plurale che faccia partecipare e scegliere con consultazioni, primarie, persino fantasia nelle forme di partecipazione. Serve un partito che non scriva da 20 anni nei documenti del ruolo delle donne. Ma che faccia un patto serio di reciprocità e condivisione piena delle responsabilità politiche e istituzionali.
E' un posto, il nostro, dove la politica ha saputo scommettere. Ma è anche un posto che non si può più adagiare su schemi, organizzazioni che non ce la fanno a stare al passo con la società di oggi. Sta a noi restituire alla politica la sua responsabilità nel costruire coesione e cittadinanza comune. Non possiamo non dare un segnale forte: non dobbiamo dare l'impressione di essere un una campana di vetro in cui facciamo i nostri giochetti. Dobbiamo fare decollare il progetto politico.
Ritengo, e più che mai in questa fase, sia giusto rimuovere ogni pratica correntizia. Dobbiamo lavorare tutti ciascuno con le proprie idee per mettere i piedi in un partito nuovo e bisogna guardarsi da eventuali logiche di posizionamento.
Il Partito Democratico può vincere le prossime sfide elettorali, se saprà aprirsi realmente ai tanti cittadini che vogliono offrire alla politica il loro impegno e la loro passione.
Oggi dobbiamo avere il coraggio di continuare a cambiare. Ma anche il coraggio di presentarci in carne ed ossa tra la gente. Tutto è provvisorio, certo. Ma tutto è in movimento e richiede forza entusiasmo coesione e grande lavoro. Un lavoro immenso. Non mi convince l'idea che in un mondo così veloce si dovrebbe restare fermi per non magari scontentare nessuno.
C'è un grande bisogno di politica. Di una buona, sana politica che abbia il coraggio di farsi guardare in faccia e assumersi le responsabilità. Anche quando sisbaglia. Molto dipende dai gesti che saremo disposti a compiere.
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