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Rinnoviamo i dirigenti per rilanciare l'Ulivo ferito PDF Stampa E-mail
6 Aprile 2007 - Il Sardegna, intervista di Jacopo Norfo

 Efisio Demuru, assessore ai Lavori Pubblici di Capoterra.Come costruire una vittoria elettorale sulle ceneri delle sconfitte. Un compito tutt'altro che semplice quello che attende il nuovo segretario provinciale dei Ds. L'Unione che vince in Regione ma perde sistematicamente a Cagliari, nel Comune inviolabile, ha bisogno di una classe dirigente nuova di zecca. Da ricostruire quasi da zero, per imparare a parlare con una città che guarda sempre al centrodestra. Rinnovare le sezioni, rinnovare il Comune, rinnovare il Casic e l'area industriale di Macchiareddu ormai fuori dai tempi.
Demuru guarda al cambiamento, di un partito che non ha ancora un segretario cittadino ma prova a rialzarsi.


A Cagliari l'Ulivo non ha mai messo le radici: esisteuna ricetta per risorgere?

Abbiamo quattro anni di tempo ma bisogna costruire da subito un nuovo dialogo con una città che guarda alle nuove tecnologie ma presenta anche preoccupanti sacche di povertà. Non serve dall'inizio un leader ma bisogna costruire la squadra. E per far questo occorre rinnovare le classi dirigenti ma anche capire i reali problemi di questa città. A Cagliari si è perso perché non è facile fare politica stando perennemente. Ma nell'hinterland la ricetta vincente l'abbiamo costruita: col buongoverno di Quartu, Assemini, Capoterra e Selargius dove speriamo nella riconferma alle prossime elezioni amministrative. Ma anche nella circoscrizione di Castello, guidata dall'Unione, c'è stata una impronta di novità. Ma servono più giovani e più donne dentro i Ds.

Allora quali sono le emergenze principali daaffrontare a Cagliari, per un centrosinistra che cerca la cura alle sue difficoltà?

Mi chiedo come sia possibile vedere tanti laureati dentro i call center. Esiste un'emergenza occupazionale ma Cagliari sta diventando anche una delle capitali della new economy: lo dimostra la nascita di imprese all'avanguardia come Tiscali, Energit, Epolis. Però c'è anche la difficoltà di tante giovani coppie che non trovano risposte, segno che il centrodestra non ha costruito un'amministrazione efficiente. Noi dovremo portare dalla nostra parte anche i giovani che solitamente non votano a sinistra, e per questo serve organizzazione.

Intanto anche in Regione soffia un ventodimalessere,esternato dalla Margherita verso il Governatore Soru. I Ds cosa ne pensano?

Questa verrà ricordata come la giunta regionale che ha fatto più riforme in Sardegna. Dal piano sanitario a una grande capacità contrattuale colGoverno. Ora però quelle riforme bisogna spiegarle alla gente, perché non vengano male interpretate. Senza l'avvento di Soru non si sarebbero vinte le scorse elezioni regionali, lui è una grande risorsa per il centrosinistra. Anche la scelta del Betilè a Sant'Elia una grande occasione di rilancio del quartiere.

Anche nell'Isola sta per sorgere il nuovo Partito Democratico: con quali tempi e quali obiettivi?

I tempi saranno quelli stabiliti a livello nazionale. Il Pd però non dovrà essere una sommatoria di dirigenti: in Sardegna dovrà riscoprire le radici dell'identità sarda, sviluppando il tema dell'autonomia e dei rapporti federali. Dobbiamo portare a fare politica attiva tutti i partecipanti alle primarie che incoronarono Prodi. E dentro il Pd non dovrà scomparire l'anima della sinistra. Ma senza il contributo dei giovani e delle donne, anche il nuovo partito sarebbe destinato a fallire.

Due anni fa i Ds si spaccarono sulle nuovenomine delCasic. Orail futuro del consorzio di Macchiareddu è in bilico: quale proposta farete per rilanciarlo?

La riforma dei consorzi industriali cambierà inevitabilmente il Casic. Io mi auguro che il ruolo dei Comuni sia sempre più forte all'interno dell'ente. Va detto però che il modello delle industrie di Macchiareddu è superato dal mercato globale, l'epoca del sogno petrolchimico è finita. Ora si guarda al digitale, alle nuove telecomunicazioni: bisogna programmare una profonda rinascita dell'area industriale cagliaritana, altrimenti sarà la fine. Un casic uguale a quello degli anni passati non sarebbe certo l'ideale. Serve un supporto vero alle imprese, per centrare il nuovo sogno dell'innovazione.
 
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Efisio Demuru

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