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Berlusconi. Dimissioni vere o ancora giochetti |
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La sera del voto sul rendiconto, sui social network ci si domandava se le dimissioni sarebbero state reali; se stesse semplicemente facendo melina o volesse rialzare la posta o invece chi si avventurava nei perigliosi percorsi del complottismo.
Non so come andrà a finire, ma vorrei una situazione normale con soluzioni chiare, è pretendere troppo?
Ora, oggettivamente, è lecito interrogarsi su quanto tempo sia stato sprecato inutilmente, quante risorse finanziarie siano state letteralmente bruciate e quanta credibilità delle Istituzioni italiane esca compromessa nel panorama europeo e internazionale.
Lo scenario era chiarissimo anche ai più distratti osservatori della politica, la situazione era così inguaiata ben prima dell’estate e anche i passi in politica estera dimostravano una grave incapacità di questo governo a gestire qualunque problema.
Si è ingannata l’opinione pubblica italiana, con la solita storiella delle stellone italiano e degli italiani che se la cavano sempre e comunque, un po’ poco per convincere i contesti internazionali e le Borse che in maniera anche cinica festeggiavano con l’andamento dei titoli alle voci di dimissioni di Silvio Berlusconi.
Dopo Zapatero e Papandreou il governo italiano non poteva più fare finta di niente, solo qualche media filogovernativo ha provato quasi sino alla fine ad edulcorare la realtà.
Il miracolo non c’è stato e la situazione resta compromessa e Berlusconi non ha più una maggioranza alla Camera dei Deputati.
L’Italia è piena di problemi, e in verità non tutti sono stati causati dalla maggioranza uscita vincitrice nel 2008, però la credibilità internazionale e la fiducia perduta con il resto dell’Europa sono, interamente, responsabilità di Silvio Berlusconi e della sua maggioranza inerte e un po’ codina, dove il dissenso o la critica sono state da subito bollate come tradimento o connivenza con il nemico.
Silvio Berlusconi e i suoi fedelissimi hanno, ossessivamente, sempre negato la gravità della situazione fino a Cannes e hanno anche poi cercato di manipolare l’opinione pubblica italiana pur di far accettare il quasi commissariamento europeo e il ruolo del FMI, in questi mesi abbiamo assistito increduli alle risposte stizzite di questo governo di fronte ai richiami sempre più severi delle varie Istituzioni europee, delle preoccupazioni del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dell’ex Presidente della Banca d’Italia Mario Draghi.
Abbiamo dovuto assistere anche lo sbeffeggiamento televisivo, durante una conferenza stampa da parte di Merkel e di Sarkozy, i rimbrotti a Silvio Berlusconi da parte del leader cipriota stufo di sentire la solita storiella sui comunisti che non lo fanno governare o l’imbarazzato Obama, quando ha dovuto sentire che i magistrati italiani sono un pericolo per la Democrazia.
Infine la farsa finale, Berlusconi con il suo pallottoliere e probabilmente anche con altri strumenti per conquistare a se parlamentari indecisi, da incarichi di governo a chissà cosa altro, ha pensato che bastasse sommare qualche Scilipoti con qualche Nucara e qualche Calearo per andare avanti forte del suo alleato leghista, per continuare a non governare, nascondendo sotto il tappeto tutti i gravi problemi.In conclusione, grazie al voto sul rendiconto che è emerso chiaramente lo sfaldarsi della maggioranza e solo l’ostinazione delle opposizioni e del Presidente della Camera, Gianfranco Fini, hanno consentito il risultato, che certifica questa fine, almeno speriamo sia così, della parabola berlusconiana.
Ora il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha fatto fare un passo avanti con l’annuncio che le dimissioni arriveranno una volta approvata la legge di stabilità, probabilmente, entro la settimana, speriamo che non ci sia l’intrusione di norme poco compatibili con gli interessi nazionali.E bene fa Pierluigi Bersani ad esprimersi cautamente sul voto che il PD darà al pacchetto di proposte che il Governo si appresta a presentare alle Camere.
Non so se nella storia repubblicana ci sia mai stato un precedente di dimissioni con la data posticipata, ma questo passa il convento e speriamo che sia un gentlemen's agreement, il Presidente della Repubblica ha il compito di vigilare su un grave pericolo che le Istituzioni e il Parlamento rischiano di correre: che prima delle dimissioni ufficiali Silvio Berlusconi provi, ancora una volta, a cambiare le carte in tavola o peggio a rilanciare nella sua ennesima partita a poker con le sorti dell’Italia, rendendo torbido il clima politico e completando così lo schema di rottura sostanziale dei valori costituzionali.
Neanche una settimana fa, in pieno delirio d’onnipotenza, dichiarava di non vedere nessuno, in Italia, in grado di rappresentare gli interessi nazionali nei consensi europei.
Infatti, il premier uscente non ha mai nascosto in questi mesi di considerare alla stregua di un colpo di stato un governo diverso rispetto al suo, in questo è sempre stato sostenuto da gran parte del PDL e della Lega Nord, preferendo il ritorno alle urne, una volta verificata l’impraticabilità di una sua permanenza a Palazzo Chigi.
Nella sua maggioranza, ora, ci sono due diverse posizioni, una che con forza continua a chiedere le elezioni anticipate ed un'altra, che cresce tra i banchi parlamentari, tesa a collaborare con un Governo di transizione o di scopo, che affronti la parte più cruenta della crisi economica, che cambi la legge elettorale e che sappia, anche perché no, riprendere il dialogo con l’UdC di Pierferdinando Casini.
Le due opzioni presenti nella discussione dei gruppi parlamentari e dello stato maggiore di PDL e Lega Nord sono entrambi valide, ma si scelga con chiarezza e con tempestività, il tempo, le risorse finanziarie e la credibilità delle istituzioni possono essere ancora recuperate ma solo con uno scatto di reni di tutto il sistema politico ed economico italiano.
Se è fattibile votare un nuovo esecutivo guidato da una personalità credibile e autorevole, sia internamente che nel contesto internazionale, si faccia con trasparenza, senza creare un pericoloso percorso ad ostacoli zeppo di fastidiosi tranelli, dunque, se ci sono le condizioni si crei una maggioranza parlamentare, che veda insieme chi ha vinto le elezioni nel 2008 e chi le perse, responsabile nel votare un pacchetto di proposte economiche e una nuova legge elettorale per attraversare la fase finale di questa legislatura.
Un governo tecnico piace ai Mercati e alla Banca d’affari Goldman Sachs e spero che la nomina a Senatore a vita di Mario Monti non sia antesignana di un eventuale incarico esplorativo, credo che in questa fase l’Italia abbia bisogno di scelte politiche e di politici scelti dagli italiani. Se questa maggioranza non esiste, non si perda tempo in inutili e dannose disquisizioni dall’accento bizantino, si voti presto, anzi subito.
Gli italiani avranno così la possibilità di votare liberamente, evitando il rischi che Berlusconi possa inquinare il dibattito politico e confondere l’opinione pubblica, non dimentichiamo che continua a possedere e controllare un blocco mediatico senza pari in Italia; il centrosinistra scelga in modo partecipato la propria leadership e le proprie candidature e apra una nuova fase ri-costituente per la politica italiana che sia credibile nel ricostruire la società italiana sfasciata da quasi un ventennio di berlusconismo.
Altrimenti, rischiamo di continuare a scivolare nel baratro della speculazione finanziaria, lo spread che vola a 563 punti e il rendimento dei Btp decennali al 7,3%, oltre la soglia del 7% sono limiti non più sostenibili, non se lo meritano gli italiani e non se lo merita l’Italia.
Efisio Demuru
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