Login






Password dimenticata?
Non hai ancora un account? Registrati
 
La ricetta neoliberista del CentroSinistra Mario Monti presidente. PDF Stampa E-mail
Dopo Massimo D’Alema anche Walter Veltroni, nell’ultima intervista su La Repubblica, lancia la candidatura di Mario Monti alla guida di un Governo tecnico.

Si qui niente di strano, Mario Monti è certamente una figura autorevole, con un bagaglio di esperienze che gli consentirebbero di reggere il Governo in questa fase.

La sua carriera è stata dedicata soprattutto agli studi economici e nel suo curriculum può essere anche annoverato lo studio insieme a James Tobin, Premio Nobel per l’economia nel 1981, insomma non un collega qualsiasi.

Gli incarichi più prestigiosi che ha ricoperto sono quello di Rettore della Bocconi di Milano, ma soprattutto i dieci anni in qualità di commissario europeo, nominato dal primo governo Berlusconi e poi confermato anche da Romano Prodi.

Dal 1994 al 2004, infatti, Monti è stato uno dei principali punti di riferimento economico a Bruxelles, prima sotto la presidenza di Jacques Santer e poi quella di Romano Prodi: si è occupato di moltissime materie, tra cui non possiamo non citare il mercato interno, la fiscalità, le dogane, i servizi finanziari e altro ancora. È inoltre presidente europeo della Commissione Trilaterale, un gruppo di interesse e di orientamento neoliberista fondato nel 1973 da David Rockefeller e membro del comitato direttivo del Gruppo Bilderberg.

Dunque, la sua esperienza è la lunghissima e prestigiosa carriera accademica e il suo carattere indipendente lo ha fatto apprezzare sia agli schieramenti di centrodestra che di centrosinistra Ma il mio dubbio è un altro, è possibile che esponenti di primo piano del principale partito del centrosinistra, provenienti dalla tradizione della Sinistra, propongano per la gestione di questa crisi economica e sociale, chi rischia di essere il più rigoroso quanto inflessibile interprete nel tradurre i dettati della BCE.

La situazione italiana e il nostro debito pubblico sono certamente gravi, ma una crisi di questo livello può consentire anche di riequilibrare le storture dell’economia e della società italiana, dove il divario tra i ricchi e il ceto medio sta progressivamente aumentando in maniera esponenziale e dove le sacche di povertà arrivano a toccare ottomilioni di italiani, dove la mobilità sociale è inesistente e in ogni luogo gli strumenti di promozione sociale sono connotati di familismo e cooptazione.

Un paese dove il patrimonio immobiliare e le rendite finanziarie non partecipano alle entrate del Bilancio statale quanto invece stipendi e pensioni.

Momenti come questi, hanno bisogno di una guida tutta politica che sappia dare fiducia prima ai cittadini e ai lavoratori italiani e poi ai mercati e ai circoli neoliberisti.

Ci siamo già dimenticati gli appelli degli indignados che chiedevano una società più giusta ed equa, un futuro per le nuove generazioni, insomma si è deciso di dare un indirizzo liberista per uscire da questa crisi, scaricando sulle solite fasce sociali i costi, senza averle beneficiate negli anni precedenti dei momenti di ricchezza.

E’ possibile che anche stavolta non si metta mano al problema dei problemi del nostro Paese, cioè il sistema tributario che schiaccia il lavoro dipendente e le piccole imprese e di come favorire il capitale di rischio e di limitare di quello speculativo.

Il centrosinistra rischia di essere visto dopo questa eventuale fase gestita da un Governo tecnico, come quella parte politica che non genera benessere e che si rende responsabile e protagonista dei sacrifici, lasciando il campo all’antieuropeismo disgregatore di Berlusconi e di Bossi che rischiano, in una società dalla memoria molto corta, come quella italiana, di rinvigorire il loro consenso elettorale.

Tutte le volte che il centrosinistra ha dato per morto Silvio Berlusconi sappiamo poi come è andata a finire.

Forse l’Italia e il centrosinistra e più di tutti il PD, non hanno bisogno di una politica liberista ma di un poco di giustizia sociale applicata a questa situazione, perciò se governo tecnico deve essere si cerchi un interprete meno liberista e cha sappia convincere gli italiani che i sacrifici stavolta non toccheranno solo ad una parte.

Altrimenti è meglio chiedere subito le elezioni anticipate, pazienza se non ci sarà il tempo per cambiare la legge elettorale (i parlamentari del PD possono essere scelti attraverso le primarie), presentarsi agli italiani con cinque proposte semplici, gestendo così, in caso di vittoria, sia la fase di rigore ma poi anche quella di giustizia sociale e di redistribuzione.

L’Italia deve riconquistare il suo ruolo nello scenario europeo e internazionale, ma non c’è solo la via che massacra il ceto medio e disintegra lo stato sociale.

Forse i nostri dirigenti del Pd dovrebbero leggere ogni tanto anche Stephen Hessel e meno la versione europea del Wall Street Journal.

I Mercati hanno necessità di stabilità ma forse prima vengono le persone.

Quindi dobbiamo superare l’indignazione e mantenerci ostinati nel difendere, senza apparire conservatori di sinistra, le conquiste sociali avendo la capacità di aprire a chi ora non ha nessuna tutela, l’indignazione dura un attimo, l’ostinazione qualcosa di più.

Sta anche qua la sfida per la Sinistra, superare questa crisi eliminando le condizioni di ingordigia cha hanno inquinato i mercati senza dover distruggere lo Stato sociale, rimettendo il lavoro e la produzione al centro delle politiche europee.

Efisio Demuru
 
< Prec.   Pros. >
Efisio Demuru

Sondaggi

Il PD come si deve presentare alle elezioni politiche?
 
 
  © 2008 efisiodemuru.it - webmaster area riservata