L'Unione Sarda - 17 marzo 2010
Interrogazione di Pili:Trevi sveli chi c’era dietro il suo progetto. Fare chiarezza sugli investitori che avrebbero gestito la centrale eolica off-shore al largo del Golfo degli Angeli, prevenendo futuri assalti. Ad aprire un nuovo fronte di lotta, dopo le delibere della giunta Cappellacci e il progressivo abbandono delle quattro società che avrebbero voluto realizzare i parchi in mare, è il deputato del Pdl Mauro Pili. In una lunga interrogazione presentata ai ministri delle Infrastrutture Altero Matteoli, dello Sviluppo economico Claudio Scajola e dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, l’ex presidente della Regione (che si è messo alla testa del primo comitato nato nei Comuni del litorale per dire no ai signori del vento) è ripartito subito all’attacco: «Apprendo con stupore dal quotidiano L’Unione Sarda che la famiglia Trevisani ha ammesso di non aver mai avuto intenzione di gestire in prima persona l’impianto eolico da 99 megawatt che avrebbe voluto realizzare - dichiara Pili - a mio avviso si tratta di affermazioni gravissime, che lasciano trasparire in modo inequivocabile che dietro la gestione delle progettazioni e delle richieste di concessioni sull’eolico vi sia un’attività poco chiara e comunque non trasparente, che lascia presupporre l’esistenza di “mandanti” ed “esecutori”. L’unico modo che la Trevi Energy ha per fugare questi dubbi è quello di rivelare il nome della società del settore energia che poi avrebbe gestito l’impianto». LA RICHIESTA. Il duro affondo è motivato con ragioni di carattere più generale rispetto alle questioni emerse in Sardegna: «Allo stesso gruppo fanno riferimento altre richieste di autorizzazione presentate in alcuni Comuni ricompresi nelle province di Brindisi e Lecce - prosegue il deputato del Pdl - la commercializzazione delle concessioni e la conseguente cessione dei certificati verdi costituisce un vulnus preoccupante dell’intera gestione della partita dell’eolico nel nostro paese». I MINISTRI. Un’impalcatura di accuse che porta il parlamentare a chiedere ai ministri una valutazione del soggetto Trevi Energy che tenga conto di quanto accaduto in Sardegna: «A questo punto, in assenza di collaborazione da parte della società romagnola, mi chiederei se sussistano ancora i presupposti per proseguire nell’iter autorizzativo degli impianti che si intendono realizzare nel sud Italia». PROPOSTA PD. Il deputato del Pd Giulio Calvisi, che è il primo firmatario di un’interrogazione presentata agli stessi ministri sulla presunta illegittimità del procedimento seguito dalla Capitaneria per le autorizzazioni, annuncia nuove iniziative in Parlamento. All’indomani del convegno organizzato dal comitato diretto dall’assessore di Capoterra Efisio Demuru, il parlamentare ribadisce di essere pronto a presentare «un disegno di legge o, ove fosse possibile, un emendamento a qualche altro provvedimento in discussione che abbia a oggetto la restituzione alla Sardegna della delega sulla valutazione di impatto ambientale e sulle scelte in materie di infrastrutture energetiche. Un potere che il governo ha avocato a sé nel 2009 e che deve invece tornare in mano ai sardi. Su questo spero che anche i parlamentari del centrodestra possano unirsi a noi». ENERGIE RINNOVABILI. Calvisi ribadisce anche la posizione del Pd a favore delle energie rinnovabili: «Il nostro no è contro quel tipo di progetti calati dall’alto e non certo contro gli impianti che consentano di creare forme di approvvigionamento energetico alternative - chiarisce - a oggi i parchi eolici installati in Sardegna e quelli già autorizzati coprono le possibilità di effettivo utilizzo della rete elettrica sarda e qualsiasi ulteriore impianto è da ritenersi superfluo. Nel caso di specie, inoltre, il procedimento di autorizzazione degli impianti offshore ci ha consentito di renderci conto del fatto che, in caso di dissenso di una amministrazione locale, la competenza a decidere non è più attribuita alle Regioni. A seguito della modifica, la disposizione di cui all’articolo 12 nel testo vigente è risultata palesemente incostituzionale e, pertanto, ogni autorizzazione che dovesse essere rilasciata può considerarsi illegittima». ( a. mur. )
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