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Capoterra tra decentramento e sviluppo di una comunitą |
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27 maggio 2008 - Intervento apparso su Capoterra.net
Leggo con molto interesse le notizie e i commenti pubblicati sul vostro sito, a volte ho anche dissentito ma ho sempre apprezzato la libertà e l'autonomia delle vostre scelte. Sento però la necessità di rispondere ai commenti di Roberto Copparoni. Sul decentramento amministrativo questa amministrazione ha realizzato forse meno di quanto avrebbe voluto, ma, continuamente, mantiene un'alta qualità di servizi decentrati intervenendo concretamente nell'edilizia scolastica, nella sistemazione idrogeologica del territorio, nella realizzazione di opere pubbliche (reti idrauliche, fognarie, strade) nel sociale e nello sport. Abbiamo programmato la realizzazione di un centro polivalente dal punto di vista culturale e di aggregazione nell'area di Su Loi e Rio San Girolamo, attraverso un finanziamento comunitario stiamo sistemando l'area intorno alla Torre di Su Loi ed alla chiesetta di Sant'Efisio. In questi anni le entrate dei comuni si sono drasticamente ridotte, il nostro comune per scelte urbanistiche, del passato e non sempre coerenti ,si ritrova a gestire i bisogni di una comunità di 24.000 abitanti dislocati in un vasto territorio, senza mai caricare ulteriormente queste necessità sulle imposte comunali: queste sono le condizioni in cui si opera. Quest'amministrazione ha deliberato di istituire i Comitati di quartiere, ma come saprà bene Copparoni, l'ultima finanziaria nazionale ha drasticamente tagliato i costi per la politica ma ahimè ha eliminato le risorse per garantire la partecipazione democratica. Dobbiamo aumentare la possibilità per i nostri cittadini di interagire con la pubblica amministrazione, molto le normative nazionali hanno già realizzato nella semplificazione dei rapporti tra i cittadini e l'ente locale, dobbiamo consentire ai cittadini di considerare il Comune vicinissimo, questo stiamo cercando di fare. Forse Copparoni dovrebbe confrontarsi con le esigenze di un Bilancio comunale e capire come individuare le risorse per le sue proposte. In merito al tracciato della metropolitana, mi sembra ingiusto e scorretto ritenere che sia responsabilità di questa amministrazione se l'asse è tutto orientato verso Quartu. Due anni fa partecipai ad un'iniziativa promossa dalla Provincia di Cagliari sulla metropolitana, l'idea di portare i vettori fino a Pula esiste, non ci sono le risorse tutto qui. Spero che Roberto Copparoni sia disponibile a confrontarsi sui temi del nostro comune, in maniera serena e responsabile, non credo interessi ai cittadini di Capoterra, il litigio o la demagogia. Se il signor Copparoni individuerà delle proposte per migliorare la qualità della vita nel nostro comune, sarò al suo fianco per realizzarle. Spero che l'unico modo di far sentire la propria voce non sia criticare sempre e comunque. Grazie
Efisio Demuru
Assessore ai Lavori Pubblici di Capoterra Dirigente del Partito Democratico |
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Capire le ragioni della sconfitta |
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Aprile 2008
Credo sia inutile guardare il risultato elettorale con gli occhi di chi cerca di confermare le personali opinioni che aveva prima del 13 aprile 2008, è utile invece distinguere con chiarezza i segnali negativi da quelli positivi, individuando i pregi ma anche i limiti della nostra proposta politica.
Solo attraverso una riflessione autentica e sincera potremo affrontare il futuro e gli impegni del Partito Democratico con la forza di essere tutti convinti delle scelte che faremo. Un dato che è certamente positivo e che ci incoraggia ad andare avanti è proprio il risultato elettorale.
Un partito nato 180 giorni prima della data elettorale e che raccoglie il 33 % dei consensi è un risultato estremamente positivo.
Non mi convince e non credo appassioni, il ragionamento che si crea intorno alla cifra elettorale del PD in relazione al recente passato del centrosinistra e dell'esperienza del governo Prodi. Ho letto e sentito tante riflessioni sulle cause della nostra sconfitta, ma credo che le cose sia in Politica che nella vita debbano essere viste nella maniera più semplice: abbiamo perso perché abbiamo pagato la generale impopolarità del governo Prodi.
Ma è importante ricordare che l'avventura del PD, non scelgo a caso la parola " avventura", è iniziata con una condizione, registrata da tutti i più seri sondaggi, che assegnava alla lista di Berlusconi 10 punti in più del PD.
La scelta di andare da soli, liberi, superando un'esperienza di coalizione incapace di darsi regole, l'entusiasmo che Veltroni ha saputo ricreare nel popolo democratico, i temi e i toni adoperati durante la campagna elettorale, hanno consentito il recupero concreto di una vasta quota di consensi.
Non possiamo affermare che il precedente risultato dell' Ulivo del 2006 fosse già certo, perché la delusione nei nostri confronti da parte di chi ha votato in questi anni i DS, la Margherita e l' Ulivo era palpabile già nei primi mesi del governo Prodi.
Abbiamo recuperato consensi prevalentemente fra chi già votava per partiti di centrosinistra, questo è il dato che ci deve far riflettere con maggior attenzione sulla proposta politica e sulle persone che sceglieremo in questi anni di opposizione, per costruire una reale alternativa di governo di centrodestra.
Ma basta con analisi del voto,vorrei cercare di capire cosa fare ora per essere in grado di vincere domani. In quel 33% è necessario ricordare che esiste una quota di voto della sinistra non riformista che ha scelto il PD nel vano tentativo di impedire la vittoria di Berlusconi e di una presenza culturale e politica dei Radicali tutta da sperimentare dentro il nuovo partito. Questo consenso non è da considerare stabilmente e già acquisito per le prossime competizioni elettorali, va mantenuto e legato da proposte politiche reali.
Il centrodestra ha vinto con 9 punti di vantaggio e difficilmente ripeterà gli errori dei 3 precedenti governi Berlusconi, abbiamo quindi cinque anni di opposizione di fronte a noi. Le opposizioni parlamentari sono tre: Il PD, l’Italia dei Valori e l’Udc.
Qui segniamo il primo errore dell'opposizione, abbiamo detto che PD e IdV avrebbero costituito un unico gruppo parlamentare, ciò non è avvenuto e troppo superficialmente si è affrontato questo problema. La Sinistra Arcobaleno è rimasta esclusa dalla rappresentanza parlamentare. La cosa dispiace ma preoccupa ancora di più il ripiegarsi di gran parte del gruppo dirigente di Rifondazione, Pdci e Verdi sulle realtà politiche di provenienza, come se l'insuccesso fosse responsabilità dell'accordo elettorale e non su come si è sviluppata negli ultimi anni la presenza politica in parlamento e nel governo di questi partiti, ma non sono un iscritto a nessun partito su citato e forse farei indispettire qualche compagno che mi è pure amico.
Certo è che considero sbalestrata la proposta di innalzare la soglia di sbarramento anche per il Parlamento Europeo, la politica non deve occuparsi di escludere i cittadini ma di includerli con proposte politiche che si occupano seriamente del Paese e non con artefici elettoralistici. Aggiungo che non esiste il bisogno di evitare la frammentazione, perché il parlamento europeo deve rappresentare i popoli e le persone, forse bisognerebbe lavorare celermente per dare rappresentanza ai Sardi nel parlamento europeo, alla luce anche dell'assenza di politici sardi nel governo Berlusconi.
Il tema di oggi è capire la nostra condizione di opposizione e poi indicare il percorso più efficace per modificare l'equilibrio politico creatosi nella società italiana, candidando così il PD al governo del Paese. Il problema del dopo elezioni è questo.
Non dobbiamo alimentare un dibattito, tutto in stretto politichese che rischia di allontanarci dal coinvolgere nuovi settori della società e di perdere anche quelli che ci hanno dato fiducia, tra continuare la via dell'innovazione o la nostalgia dell'alleanza vasta pur di vincere. Non credo allo schema semplicistico PD+ UDC ma neanche allo schema PD+Sinistra.
Abbiamo detto di essere un partito a vocazione maggioritaria, che cosa significa per noi? Credo che significhi immaginare un moderno partito riformista capace di una innovare coraggiosamente le proposte e i linguaggi della Politica, cambiando però non solo la proposta politica ma anche chi indica agli elettori come rappresentanti del progetto, non si può essere credibili, in una fase di cambiamento se i gruppi dirigenti non favoriscono un reale rinnovamento. Dobbiamo lavorare per continuare a creare un Partito grande e capace di coinvolgere la maggioranza degli italiani. Non è anche per questo motivo che abbiamo deciso di sciogliere i DS e la Margherita? Culture diverse che devono avere in maniera aperta la propria presenza nel partito, sperimentando forme nuove di aggregazione capaci di muovere il dibattito politico e di impedire la fossilizzazione di componenti tese ad utilizzare un'identità politica per bilanciare la presenza di apparati nella gestione del partito.
Il disegno era ed è ambizioso, unire vecchie identità a nuovi bisogni di partecipazione responsabile alla guida della Politica.
Ma questo disegno si è infranto sul muro della diffidenza della maggioranza degli italiani che non ha scelto il PD, in democrazia i voti contano molto, invece che partito a vocazione maggioritaria abbiamo dato la sensazione di essere autosufficienti e di praticare una scarsa propensione al rinnovamento.
Rinnovamento non significa candidare qualche faccia nuova ma garantire a tutti l'opportunità di essere scelti dal corpo del partito per merito. Le primarie vanno fatte sempre per scegliere chi ci deve rappresentare al parlamento, specialmente se poi abbiamo un sistema elettorale che non ci consente di farlo nella scheda stampata dal ministero degli interni. La risposta adeguata non è l'utilizzo degli schemi, di cui prima ho scritto, non dobbiamo sommare partiti ma aggiungere al PD consenso, discutendo sulla nostra identità e sulla nostra visione della società italiana.
Così riprenderemo ad avere un rapporto reale con la società e non mediato e filtrato da chi crede di potere leggere la società al nostro posto.
Un partito libero anche dai condizionamenti dai vari centri di potere del nostro paese, che spesso hanno mostrato di confondere l'Italia che vorrebbero con l'Italia che esiste veramente. Dopo aver costruito una nostra identità riconoscibile e realizzato una rete di presenza territoriale possiamo pensare ad allargare il campo delle alleanze per il governo.
Cinque anni sono pochi se non iniziamo subito questo lavoro, il rischio serio è quello di galleggiare con il nostro 33%, senza capire come espanderci.
Non possiamo permetterci di richiamare una nostra presunta diversità che rischia di portarci allo sfinimento della nostra forza elettorale, i partiti sono vivi se in grado di dire qualcosa per il futuro se vivono pensando al passato vanno a finire tra polverosi volumi di una biblioteca poco frequentata.
Non possiamo neanche permetterci di inseguire i modi, i linguaggi e l'agenda politica del centrodestra. Il PD deve distinguersi , rischia di risultare, alla lunga stucchevole, l'apparire sempre moderati nei toni.
Abbiamo bisogno di discutere, di creare forse anche luoghi di discussione, dentro il PD la fase costituente e la campagna elettorale hanno reso impossibile una dinamica democratica nella costruzione di tutte le scelte finora fatte, abbiamo consapevolmente deciso di delegare con fiducia, ora possiamo anche riprendere a confrontarci.
In sostanza, dobbiamo riconoscere che non siamo autosufficienti, che sei mesi non sono bastati per costruire il nostro partito e che abbiamo ancora da lavorare per darci un'identità forte. Non corriamo il rischio di inseguire un'Italia che non esiste, immergiamoci completamente nell'Italia che c'è, solo così la potremo cambiare. |
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