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Undici dighe contro l'erosione costiera PDF Stampa E-mail
30 Maggio 2008 - L'Unione Sarda, articolo di Andrea Piras

Di quella mareggiata del 1986 hanno ancora paura le famiglie della costa. Delle onde enormi capaci di ingoiare spiagge, buttar giù i muretti delle lottizzazioni che separano i viali del lungomare dagli arenili, spazzar via anche un campo sportivo. Hanno timore, a Frutti d’Oro, Torre degli Ulivi, a “Picciau” e Su Loi che quei marosi di scirocco possano ancora una volta riversarsi sul litorale. Efisio Demuru, assessore ai Lavoro Pubblici di Capoterra
Perché lo scirocco batte forte, sulla costa sud occidentale dell’Isola, come ha fatto, sebbene in forma ridotta, in questi giorni. Facendo rammentare ai residenti non solo quell’autunno caldo di ventidue anni fa ma anche che qui, davanti alle spiagge sparite per colpa dell’erosione, si è arenato anche il progetto per salvarle, proteggerle e magari farle rinascere. «Mah, ogni tanto leggiamo di questa soluzione tecnica ma non vediamo mai nulla di concreto», dice il proprietario di una villetta in riva al mare di Torre degli Ulivi. «Il progetto esiste eccome, era stato finanziato nel 2000 e nel febbraio del 2006 era stato modificato secondo le indicazioni della Regione, ma nonostante questo giace ancora negli uffici dell’assessorato all’Ambiente in attesa della valutazione d’impatto ambientale», spiega l’assessore comunale ai Lavori pubblici, Efisio Demuru. «Ormai è un problema di protezione civile, dobbiamo proteggere le case e i residenti. Eppoi vogliano rilanciare il nostro litorale anche in chiave turistica ma nulla possiamo fare se resta in queste condizioni. Dopo gli errori del Poetto c'è forse il timore di commetterne altri, ma qui non ci sono spiagge da tutelare, qui c’è unica costa diventata di ciottoli e distrutta dall’erosione. Con il progetto delle barriere non solo fermeremo la violenza del mare ma potremo anche avviare un piano di ripascimento per riportare la sabbia spazzata via dalle mareggiate». Da un’erosione che ha precisi responsabili: il porto canale di Cagliari, “colpevole” di aver modificato sensibilmente le correnti marine. E quei corridoi subacquei scavati negli anni Sessanta davanti agli impianti della Saras per aumentare la profondità e consentire l’ingresso delle petroliere fino ai pontili della raffineria.

I soldi ci sono tutti, almeno per i pennelli. Un milione e quattrocentomila euro da spendere per la sistemazione delle barriere davanti a Frutti d’Oro, lottizzazione Picciau e Torre degli Ulivi. «Rispetto a quello originario che prevedeva sedici pennelli, dopo una serie di incontri con la Regione abbiamo deciso di ridurli a undici. Con questo numero sottoporremo a un costante monitoraggio questo tratto di litorale», spiega l’ingegner Nicola Montaldo, responsabile del progetto e consulente di Acquatecno, la società che dovrà eseguire le opere. «Le barriere, lunghe fino a 150 metri, saranno disposte oblique rispetto alla linea di costa e ortogonali al moto ondoso per proteggere il litorale dallo scirocco». Solo in un secondo momento (il Comune di Capoterra sta cercando altri fondi) si procederà con il ripascimento vero e proprio, cioè l’apporto di nuova sabbia e la formazione delle nuove spiagge. Insomma, dal Comune riparte con forza la richiesta di celerità indirizzata alla Regione e in particolare all’assessorato all’Ambiente guidato da Cicito Morittu. «Ripeto, questo è un’emergenza di protezione civile, non solo, non più un problema semplicemente ambientale», conclude Efisio Demuru.
 
Scontro infuocato Cabras-Deriu PDF Stampa E-mail
La Nuova Sardegna, articolo di Augusto Ditel — 2 agosto 2008

CAGLIARI. Nel giorno dei boatos che immaginano il disoccupato Arturo Parisi alla guida del partito, le due anime dello sbrindellato Pd continuano a darsele di santa ragione a colpi di comunicati. L’area Cabras scrive a Deriu per chiedergli di convocare un’altra assemblea, il presidente risponde che gli oppositori hanno toppato e ironizza sulla scomparsa dei simboli dalla sede regionale. Che la giornata di ieri possa essere definita «convulsa» è un grazioso eufemismo. E’ capitato di tutto e di più. Le truppe «barracciane» (si potrà dire?) puntellano ancora il segretario eletto a Tramatza. I compagni vicini a un Antonello Cabras sempre più irritato (ri)prendono carta, penna e clamaio e insistono sulla linea della decapitazione (virtuale, s’intende) del sindaco di Sorgono. Un soriano di ferro come l’ex consigliere regionale nuorese Matteo Marteddu si rivolge addirittura ad Antonello Soro, indicato dall’area Cabras come il regista occulto della recente strategia che ha portato all’elezione di Francesca Barracciu, nonostante non si sia mai fatto vedere né ad Arborea né a Tramatza. Un gruppo di dirigenti anti-Barracciu, poi, auspica uan gestione unitaria, aggettivo non proprio di moda in questi ultimi giorni. Basta così? Manco per sogno. Dino Dessì, tirato in ballo solo l’altro ieri dal deputato Siro Marrocu per una sua presunta incoerenza sull’appoggio alla segretaria, replica punto su punto e chiarisce il giallo di cui parlavamo nel giornale di ieri. Insomma, un rompicapo da cui si potrà capire qualcosa quando gli organismi (nazionali, pare certo) di controllo non si esprimeranno sulla denuncia di illegalità e illegittimità presentata dall’area Cabras con i documenti inviati a Walter Veltroni e a Luigi Berlinguer. I boatos. Ieri mattina, negli ambienti vicini ad alcuni consiglieri regionali, circolava un’ipotesi: Arturo Parisi. L’ex ministro ha tempo libero, e non è stato tenero nei confronti di Veltroni a Roma, e, attraverso il fedelissimo Filippo Spanu, della Barracciu a Cagliari. C’è qualcuno che sponsorizza il professore sassarese, il quale tace su tutta la linea, ma è chiaro che accetterebbe solo se attorno a lui ci fosse un’ampia convergenza che oggi non è minimanente immaginabile. Il documento Cabras. «Ai sensi dell’articolo 4 dello statuto nazionale», 36 militanti capeggiati dal senatore sulcitano chiedono al presidente del Pd, Roberto Deriu, di convocare l’assemblea costituente regionale per l’elezione del segretario. «La commissione nazionale di garanzia - scrivono - potrebbe considerare illegittima la proclamazione da te effettuata, cosa della quale noi siamo assolutamente convinti. Se ciò avvenisse il rischio che decorrano i 30 giorni dalle dimissioni del segretario, termine entro il quale lo statuto prevede debba essere eletto un nuovo segretario per evitare lo scioglimento dell’assemblea, è molto serio». Questa la motivazione, e queste le firme: Antonello Cabras, Nina Ansini, Maria Baghino, Domenico Cabula, Antonio Calledda, Elisabetta Careddu, Tore Cherchi, Silvio Cherchi, Giuseppe Cuccu, Angela Deiana, Giuseppe Frau, Antonio Ignazio Garau, Ettore Gasperini, Alessandra Giudici, Giorgio Marongiu, Efisio Meloni, Giuseppina Meloni, Lucia Meloni, Graziano Milia, Pietro Morittu, Rita Murgioni, Marco Muscas, Anna Maria Paoletti, Gianluigi Piano, Giuliana Pintus, Giuseppe Pirisi, Valter Piscedda, Enrica Saba, Valentina Sanna, Giuseppina Secci, Massimo Serram Gabriela Speziga, Giovanni Tocco, Pietro Zirattu, M. Cristina Zucca e Paola Zuncheddu. Deriu replica. «Non conoscono bene neanche lo Statuto. L’articolo al quale fanno riferimento riguarda solamente il caso nazionale, non il nostro. L’elezione del segretario c’è stata, il voto è stato contestato e per questo del caso si sta occupando la commissione nazionale di garanzia». Questa la pungente replica del presidente del Pd Roberto Deriu alla richiesta di convocazione di una nuova assemblea. Nel mirino di Deriu è finito chi materialmente gli ha inviato la richiesta: Salvatore Corona, ex responsabile organizzativo dei Ds, componente della segreteria Cabras. «Stupisce - afferma Deriu - che un esperto funzionario di partito non sappia che dell’elezione del nuovo segretario regionale si sta occupando la commissione nazionale di garanzia.

Questa distrazione deriverà probabilmente dall’attenzione che Corona deve dedicare ai lavori di ristrutturazione del palazzo di via Emilia». Quanto ai firmatari della richiesta, Roberto Deriu la commenta così: «Quella lettera è stata sottoscritta ingenuamente». Le lettere. «Basta con le divisioni dentro il Pd e basta con le lotte di potere». L’appello all’unità del partito arriva da un gruppo di militanti capeggiati dall’ex leader della federazione Ds di Cagliari Efisio Demuru. Pur non riconoscendo la leadership uscita dall’assemblea di Tramatza, firmatari del documento si dicono pronti ad impegnarsi «con forza per impedire che il Partito Democratico si riduca in rovine». Matteo Marteddu invece scrive ad Antonello Soro. «In una situazione in cui le macerie avanzano, occorre rapidamente uscire dal fango. Riflessione. La corsa indecente a raccogliere firme con tanti e tante che non sanno più per cosa e per chi hanno firmato. Imponete lo stop per qualche settimana. Un’assemblea dopo ferragosto, di quelle vere, guardandosi nelle palle degli occhi consentirà a tutti di scegliere e di decidere. Potresti intanto aiutare a ragionare alcuni parlamentari sardi, arrivati lì non per titoli ed esami. Sarebbero più utili all’Italia invece di fare l’unica cosa in cui hanno seguito i master: marginalizzare nella società sarda il Pd. In tanti abbiamo votato, tra i 72, per atto di fiducia richiesta da Renato Soru; se la Barracciu ha le capacità di allargare la maggioranza su un convincente progetto politico, siamo lì; oppure avanzi la riflessione e la ricerca di ampie convergenze». Il caso Dessì. «Se fossi stato a Tramatza il giorno in cui si è votato, la mia preferenza sarebbe andata a Francesca Barracciu». Parola dell’ex sindaco di Porto Torres Dino Dessì che conferma la sua presenza all’assemblea nel giorno precedente all’elezione. Il giorno dopo è partito per Bologna (lo documenta con il numero del volo) e per un ritardo aereo non ha potuto raggiungere Tramatza. Quanto alle mail inviate a Corona e a Cherchi, che gli chiedevano di sottoscrivere il loro documento, Dessì li ha «ringraziati per la considerazione» ma dimostra di non essere stato ondivago o incoerente con la firma dell’altro ieri pro Barracciu.
 
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